Feriancová, Petra : Intervista a Maurizio Morra Greco 2016

Petra Feriancová: Ti conosco come una persona che fa molto intensamente e anche molto professionalmente le cose che intraprende. Di cosa ti intendi oltre che all’arte? Maurizio Morra Greco: Non mi considero un intenditore ,ma un grande appassionato di arte. Intendere l'arte nella sua intima essenza e' un'utopia, perche' a mio avviso esiste nell'opera un limite oltre il cui c'e' il mistero. E quel limite si attraversa con sensi che non hanno basi razionali ma con l'intuizione, la sensibilita' che non e' spiegabile ne' trasferibile. A parte questo amo il mio lavoro, che e' il dentista, e amo tutto quello che riguarda la natura dalla coltivazione dei campi alla cucina. PF: Il fatto che marca la tua collezione, secondo me e un gran coraggio a collezionare le opere voluminose, complesse, importanti, ma anche impossibili o incollezionabili. Insomma: sei il sogno di ogni artista che ci mette tanto a realizzare un complesso lavoro che risulti in nulla o al incontrario in un environment o un’installazione ingombrante. Raccontami delle opere particolari o quelle piu difficili che hai, per me lo e gia il bicchiere di koller o quel lavoro con i grilli... MMG: Una delle componenti del lavoro di un'artista e' la sfida. Contro se stessi, contro il sistema , contro la logica o la prevedibilita' . E' una sfida che un buon collezionista non puo' non accettare, se vuole avere un vero ruolo attivo nel sistema dell'arte. E cosi' Jorge Peris crea un allevamento di microorganismi che vivono in ambienti saturi di sale e quindi grandi vasche piene d'acqua e sale. Hakansonn un vero stage per un concerto rock e lo riempie di migliaia di grilli vivi. O Gander una sala cinematografica che si osserva al contrario. O Feriancova che riveste il pavimento di creta che diventa lunare. Se questi artisti cercano di forzare il sistema in questo modo , devi aiutarli e sostenerli. E ' il mio ruolo. PF: Gia le prime mostre; Gregor Schneider, Jonathan Monk, Douglas Gordon confermano che la fondazione Morra Greco parte con una promessa ben mirata. Avevi un apoggio curatoriale all’inizio? MMG: I primi passi da collezionista li ho fatti in compagnia di Gigiotto Del Vecchio,curatore ed oggi anche gallerista con il quale si era creata una profonda intesa intellettuale. Poi abbiamo seguito strade diverse, ma l'impronta era di rigida e meditata selezione degli artisti piu' rappresentativi e seri del momento. Lo e' ancora . Oggi infatti lavoro con qualche importante curatore o scelgo personalmente . Ma ho alle spalle un board scientifico e figure amiche che a volte mi sottopongono degli artisti. Ma anche in questo caso sono io che voglio avere la responsabilita' delle scelte finali. PF: Come è nata/andata la serie di collaborazioni con i curatori Luigi Fassi e Jorg Haiser che e conosciuto piu come chef editor del frieze e curatore scrivente? MMG: Benissimo. Ho un rapporto estremamente collaborativo con entrambi, e posso dire anche di stima ed amicizia. PF: So che conosci benissimo la storia della Tua citta e ti piace coinvolgere artisti a riflettere la sua unicita. Eri molto presente nel progetto di Mark Dion. (M.D: The Pursuit of Sir William Hamilton), ma oltre Mark, chi è stato l’artista che e riuscito a elaborar sta esperienza particolare e come e stata questa. MMG: Credo sia importante, quando inviti un artista, aiutarlo a comprendere il luogo dove si sta muovendo. Ed allora cerchi di raccontare cose che immagini, conoscendo la sua ricerca artistica , possano interessargli. E' chiaro che poi e' l'artista che puo' sfruttare degli spunti o no. Devo dire che la maggior parte degli artisti hanno avuto una perfetta sintonia con la citta', costruendo mostre memorabili come Dion Shneider Gordon Monk Ondak. PF: Nella tua collezione ma anche nel programma della fondazione ci sono molti artisti est europei a dirittura tanti slovacchi. Hai un particolare interesse in artisti della neoavantguardia, Koller, Filko, Sikora, Toth e artisti della generazione piu giovane come Ondak, Seda, Kuzmirovski. Consideri questa zona omogenea e specifica in particolar modo? MMG: Sono estremamente affascinato dalla qualita' degli artisti di questo territorio. Dalla loro integrita' culturale e morale, e in alcuni casi , dalla loro follia. A Bratislava mi sento a casa anche nel rapporto con gli artisti che la popolano. Mi ripropongo di fare sempre di piu' per fortificare questo ponte che mi congiunge al territorio. PF: Cosa sta succedendo/succederà ora dopo la grande ristrutturazione? Non temi che la fondazione diventi un instituzione qualsiasi? Che vada a perdere la belezza del “chisseneimporta"? MMG: Certo quando restauri qualcosa che ha un grande impatto visivo , perdi qualcosa e quadagni altro. Da un punto di vista architettonico abbiamo fatto un restauro conservativo adeguandoci alle norme di sicurezza obbligatorie per una struttura aperta al pubblico. La svolta vera pero' vorrei darla sulle attivita' che dovranno a mio avviso subire un cambiamento. Sono ossessionato dalla necessita' di spingere sull'aspetto sociale della mia attivita' e quindi i programmi dovranno molto essere viraii su questo aspetto. Stiamo preparando progetti che includano realta' complesse come quelle dei carceri minorili, e della popolazione socialmente depressa dei quartieri popolari che vivono attorno alla fondazione. L'arte contemporanea sara' un pretesto per coinvolgere queste realta' e cercare di dare una mano a capire che ci sono altri orizzonti da guardare. PF: Mi racconti un po' che altro cambiera. MMG: Piani per i primi progetti nel “nuovo" spazio? Ci stiamo lavorando. Cercheremo di aprir con un progetto un po' diverso, che credo stupira' un po' tutti. Ovviamente spero di aggiungere a questo ache altro, in modo da creare una sorta di manifesto programmatico dell'attivita' della fondazione per i prossimi anni.
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